Nuova Riveduta:

Filippesi 3:6

quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile.

C.E.I.:

Filippesi 3:6

quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge.

Nuova Diodati:

Filippesi 3:6

quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile.

Riveduta 2020:

Filippesi 3:6

quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile.

La Parola è Vita:

Filippesi 3:6

e per quanto riguarda la mia sincerità, ci credevo talmente che ho perseguitato in tutti i modi la Chiesa e mi consideravo giusto, perché cercavo di osservare le regole e i precetti ebraici nei minimi particolari.

La Parola è Vita
Copyright © 1981, 1994 di Biblica, Inc.®
Usato con permesso. Tutti i diritti riservati in tutto il mondo.

Riveduta:

Filippesi 3:6

quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile.

Ricciotti:

Filippesi 3:6

rispetto allo zelo persecutore della Chiesa, rispetto alla giustizia che sta nella Legge, vissuto irreprensibile.

Tintori:

Filippesi 3:6

quanto allo zelo, persecutore della Chiesa di Dio, quanto alla giustizia proveniente dalla legge, irreprensibile.

Martini:

Filippesi 3:6

Quanto allo zelo, persecutor della Chiesa di Dio, quanto alla giustizia consistente nella legge, irreprensibile.

Diodati:

Filippesi 3:6

quant'è allo zelo, essendo stato persecutor della chiesa; quant'è alla giustizia, che è nella legge, essendo stato irreprensibile.

Commentario abbreviato:

Filippesi 3:6

Capitolo 3

L'apostolo mette in guardia i Filippesi contro i falsi maestri giudaizzanti e rinuncia ai propri privilegi precedenti Fili 3:1-11

Esprime il vivo desiderio di essere trovato in Cristo; esprime anche il suo incalzare verso la perfezione e raccomanda il proprio esempio agli altri credenti Fili 3:12-21

Versetti 1-11

I cristiani sinceri si rallegrano in Cristo Gesù. Il profeta chiama i falsi profeti "cani muti", Isa 56:10; a questo sembra riferirsi l'apostolo. Cani, per la loro cattiveria contro i fedeli professori del vangelo di Cristo, abbaiando e mordendo. Essi insistevano sulle opere umane in opposizione alla fede di Cristo; ma Paolo li chiama operatori di male. Li chiama "concisori", in quanto fanno a pezzi la chiesa di Cristo e la fanno a pezzi. L'opera religiosa non serve a nulla se non c'è il cuore, e dobbiamo adorare Dio con la forza e la grazia dello Spirito divino. Essi si rallegrano in Cristo Gesù, non in meri godimenti e prestazioni esteriori. Non possiamo nemmeno guardarci troppo seriamente da coloro che si oppongono o abusano della dottrina della libera salvezza. Se l'apostolo avesse voluto gloriarsi e confidare nella carne, ne avrebbe avuto motivo come chiunque altro. Ma le cose che aveva considerato un guadagno quando era fariseo, e che aveva messo in conto, le ha considerate una perdita per Cristo. L'apostolo non li persuadeva a fare altro che quello che faceva lui stesso, o ad avventurarsi su altro che non fosse quello su cui si era avventurato con la sua anima morente. Considerava tutte queste cose una perdita rispetto alla conoscenza di Cristo, alla fede nella sua persona e alla sua salvezza. Parla di tutti i godimenti mondani e dei privilegi esteriori che cercavano un posto con Cristo nel suo cuore, o che potevano pretendere di avere qualche merito e deserto, e li considerava solo una perdita; ma si potrebbe dire: "È facile dirlo; ma cosa avrebbe fatto quando fosse arrivato alla prova? Aveva subito la perdita di tutto per i privilegi di un cristiano. Anzi, non solo li considerava una perdita, ma il più vile dei rifiuti, frattaglie gettate ai cani; non solo meno preziosi di Cristo, ma in sommo grado spregevoli, se contrapposti a Lui. La vera conoscenza di Cristo modifica e cambia gli uomini, i loro giudizi e le loro maniere, e li rende come rifatti. Il credente preferisce Cristo, sapendo che è meglio per noi essere senza tutte le ricchezze del mondo, che senza Cristo e la sua parola. Vediamo a cosa l'apostolo ha deciso di aggrapparsi: a Cristo e al cielo. Siamo disfatti, senza giustizia per comparire davanti a Dio, perché siamo colpevoli. C'è una giustizia fornita per noi in Gesù Cristo, ed è una giustizia completa e perfetta. Nessuno può trarne beneficio se confida in se stesso. La fede è il mezzo designato per applicare il beneficio salvifico. È per fede nel sangue di Cristo. Siamo resi conformi alla morte di Cristo, quando moriamo al peccato, come lui è morto per il peccato; e il mondo è crocifisso a noi, e noi al mondo, per mezzo della croce di Cristo. L'apostolo era disposto a fare o a soffrire qualsiasi cosa, pur di raggiungere la gloriosa risurrezione dei santi. Questa speranza e questa prospettiva lo portarono a superare tutte le difficoltà del suo lavoro. Non sperava di ottenerla con i propri meriti e la propria giustizia, ma con i meriti e la giustizia di Gesù Cristo.

Riferimenti incrociati:

Filippesi 3:6

2Sa 21:2; 2Re 10:16; At 21:20; Rom 10:2; Ga 1:13,14
At 8:3; 9:1-19; 22:3,4; 26:9,10; 1Co 15:9; 1Ti 1:13
Mat 5:20; 23:25; Mar 10:20,21; Lu 1:6; At 26:5; Rom 7:9; 9:31,32; 10:2-5

Dimensione testo:


Visualizzare un brano della Bibbia

Aiuto Aiuto per visualizzare la Bibbia

Ricercare nella Bibbia

Aiuto Aiuto per ricercare la Bibbia

Ricerca avanzata